Le tesi della difesa smentite dai testimoni.
La caserma di Arce, il primo giugno del 2001, non era vuota.
Lo hanno confermato i testi ascoltati ieri in aula a Cassino.
Molti, in verità i “non ricordo”, ma quello che è stato ribadito da chi si è recato in caserma quel giorno è che nella stessa era presente almeno un carabiniere. Non è uscito fuori il nome ma qualcuno c’era. Domenico Cacciarella si recò in caserma per denunciare il danneggiamento subìto dalla sua auto e parlò con un carabiniere.
L’episodio è confermato anche dal titolare della ditta dove lavorava Cacciarella. Anche lui sapeva che il suo dipendente quel giorno era andato a presentare denuncia. Alle 11.00 di quella mattina anche un meccanico di Roccadarce ha prima telefonato e poi si è recato nella stessa caserma per denunciare lo smarrimento del libretto di circolazione del suo carroattrezzi. Un carabiniere lo fece accomodare in sala d’attesa.
Fu poi il maresciallo Franco Mottola e prendere la denuncia. Insomma la caserma non era vuota come sostengono le difese per dimostrare che serena Mollicone quella mattina non poteva trovarsi all’interno. I racconti dei testimoni, quindi, smentiscono tale assunto ed anzi fanno pensare che gli ordini di servizio del primo giugno 2001 siano stati falsificati ad hoc.
Nella prossima udienza sarà ascoltato il perito dell’accusa che ha confrontato le tracce dell’ammaccatura della porta interna alla caserma (contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena) con la ferita alla testa trovata sul corpo della ragazza.
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