A seguito di un accesa discussione gli spara alla testa.
L’uomo, un 37enne albanese è stato condannato, con il rito abbreviato, ad otto anni di reclusione.
L’accusa era quella
di tentato omicidio, ricettazione, porto abusivo di arma e favoreggiamento della prostituzione. Nella giornata di ieri è iniziato il processo in corte di Appello.
La procura Generale ha chiesto la conferma della condanna, ma i legali difensori Giampiero Vellucci e Riccardo Masecchia hanno sollevato alcune questioni relative alla notifica di diversi atti e su altre problematiche inerenti le intercettazioni.
I fatti risalgono al 2019. Siamo nei pressi del casello autostradale di Frosinone quando l'albanese spara alla testa di un suo connazionale di 27 anni. Quest'ultimo si trovava a capo di una organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione.
Secondo il 37enne l'uomo voleva espandere il mercato della prostituzione anche nelle zone che non ricadevano nella sua gestione. Da qui la lite che è finita nel sangue. E siccome il 27enne era un personaggio senza scrupoli lui aveva temuto per la sua vita e quella della sua convivente, per questo avrebbe portato con sé la pistola.
I legali difensori però hanno sempre sostenuto che il loro assistito non aveva avuto alcuna intenzione di uccidere e che il colpo sarebbe partito accidentalmente. Prossima udienza il 27 gennaio.
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