L'operazione della GdF da Pesaro Arriva in Ciociara
Una misura cautelare in carcere, numerose perquisizioni e il sequestro di immobili per un valore di oltre 700 mila euro.
Parliamo dell’operazione che porta la firma della Guardia di finanza di Pesaro ma che si è estesa in altre province italiane, tra cui Frosinone.
In particolare a
Pontecorvo dove uno dei faccendieri del principale indagato aveva una casa. Qui sono stati sequestrati supporti informatici e documentazione varia. Il 50enne è indagato per due reati in concorso, il 512 bis (trasferimento fraudolento di valori) ed il Riciclaggio.
In tutto 16 gli indagati, 3 studi professionali e 3 sedi societarie. L’indagine, denominata “Cassaforte di Famiglia” parte da un sessantenne ben conosciuto nel tessuto imprenditoriale pesarese titolare di fatto, insieme alla moglie, di ben sei società, operanti nel settore della grande distribuzione e nel settore edile, per le quali erano intervenute le procedure fallimentari.
I coniugi hanno una lunga storia legata ad aziende sparse in giro per l’Italia e già gravati, nel tempo, da provvedimenti cautelari personali per reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.
Le attività di indagine intraprese dalle Fiamme Gialle hanno avuto come punto di partenza numerose e consistenti movimentazioni finanziarie operate, tra il 2011 e il 2014, dai coniugi in favore di una società pesarese. Tali movimentazioni sono risultate essere parte delle distrazioni patrimoniali perpetrate a danno delle 6 società oramai fallite, che sono state spogliate di averi (beni, merci, disponibilità liquide) per un importo di circa 4 milioni di euro.
La società in questione, il cui patrimonio sociale è detenuto in gran percentuale da una società fiduciaria – definita dall’indagato principale come “la cassaforte di famiglia” – è stata proprietaria di diversi immobili tutti nella disponibilità del nucleo familiare nonché protagonista, negli anni, di importanti operazioni economiche e finanziarie.
Dopo aver accumulato debiti tributari, dagli anni 2010 al 2014, per circa 2,8 milioni di euro la stessa – attraverso la cessione del ramo d’azienda – ha trasferito il patrimonio immobiliare a un’altra società “schermo”, partecipata da professionisti compiacenti.
Ricostruite dai finanzieri complesse e molteplici operazioni societarie riguardanti passaggi di quote tra più società e soggetti, con il ruolo attivo di professionisti e consulenti del settore (anch’essi indagati) i quali, oltre a coordinare ed eseguire le operazioni riguardanti tali operazioni, sempre concordate con l’imprenditore, si sono anche resi intestatari diretti di quote sociali, fungendo da veri e propri “prestanome”, per celare i reali beneficiari e la provenienza dei beni traferiti.
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