Discarica comunale sequestrata.
Due dirigenti del comune indagati.
Devono rispondere di inquinamento e avvelenamento delle acque.
L’operazione porta la firma di
carabinieri forestali e polizia provinciale. Siamo a Sora in località ara forcella. Secondo le indagini il sito, destinato originariamente a discarica di rifiuti urbani è stato poi anche utilizzato come deposito per i cosiddetti sovvalli.
In pratica nella stessa discarica venivano portati anche i rifiuti lavorati presso l’impianto Saf di Colfelice. Ciò nonostante le caratteristiche idrogeologiche non idonee e disattendendo pure le previsioni di legge ed il parere contrario emesso dalla Regione Lazio.
“Le opere emergenziali di messa in sicurezza, fondate su studi idrogeologici errati, non hanno garantito l’isolamento tra il corpo della discarica ed il territorio circostante, favorendo, in questo modo, un continuo interscambio di acqua tra il fondo della discarica e le falde acquifere circostanti nonché, un incremento di produzione del percolato il quale, fuoriuscendo a valle della discarica, ha contaminato terreni e corsi d’acqua limitrofi”.
Oltretutto non c’è stata neppure alcuna operazione di bonifica o interventi di messa in sicurezza. Gli interventi tecnici messi in campo tra il 2001 ed il 2007 non sono risultati idonei a fronteggiare la contaminazione della falda acquifera sottostante e la continua produzione di percolato.
Sulle acque di falda è stata così accertata la presenza di arsenico, nichel, selenio, solfati, piombo e cromo in concentrazioni molto elevate. Tale contaminazione ha determinato un deterioramento delle acque tale da non poter essere più destinate alla produzione di acqua potabile e o all’utilizzo nell’agricoltura.
Pertanto la Procura di Cassino ha disposto il sequestro della discarica, mediante Decreto con prescrizioni finalizzate alla bonifica del sito, e indagando, per i reati di inquinamento, omessa bonifica e avvelenamento di acque, i dirigenti che si sono susseguiti alla guida del competente settore del Comune di Sora.
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Io (venerdì, 05 luglio 2019 22:37)
Appena sequestrata, non aspettate i prossimi 30 anni portateli in corte entro 30 giorni e se colpevoli direttamente in prigione, no agli arresti domiciliari è solo una barzelletta all’italiana
Giuseppe Di Donato (sabato, 06 luglio 2019 07:51)
Processo per direttissima, niente rito abbreviato niente patteggiamento, niente sconti o regalie subito dentro, condanna a 30 anni senza se, e senza ma hanno attentato alla salute di una intera comunità e chissà quando si cominceranno vedere i danni , nessuna barzelletta di giustizia all'italiana.
Anonimo (lunedì, 22 luglio 2019 18:29)
Vi chiedo di venire ad Arpino (lo dico anche ai criminali, così fate una brutta fine se vi becchiamo) a controllare cosa succede qui. Le fonti sono inquinate dai soliti cittadini furbetti ed ignoranti (qui al centro sud l'ignoranza purtroppo regna perché i soldi sembrano non esserci, in realtà se li intascano un po' tutti e poi dicono che non ci sono) e né Comune, né Provincia, né Autorità intervengono (e qui ci sono tutti i presupposti per intervenire a gamba tesa contro questi criminali ambientali).
La legge anche aggioranta nel 2015 prevede pene molto severe fino anche oltre i 100.000 e fino a 20 anni di reclusione.
I danni non vengono più rimarginati e questa gente sarebbe anche capace di gettare prodotti radioattivi o altre porcate pur di farsi una vita felice altrove.
L'allarme è educativo, dell'Istruzione, della ricchezza generale delle comunità e poi l'allarme è nella competenza. C'è tanta inefficienza negli uffici, non c'è ricambio del personale con gente preparata, ben intenzionata, che lavora sodo, e la situazione peggiora poi da sempre visto che "ci si conosce tutti" e nessuno denuncia niente o fa niente.
Fate venire più gente di fuori, più migranti, più investimenti, altrimenti questi posti baciati da dio ma dimentichi di cosa sia la civiltà e la cultura il rispetto per gli altri ed il futuro verranno "popolati" solo da cinghiali.