Il tribunale di Frosinone ha assolto con formula piena gli imprenditori Augusto Pomi e Danilo Masi.
Si tratta degli ex presidenti dell'Isola Liri Calcio Srl negli anni 2011-2012.
I gravi reati di cui erano
accusati: appropriazione indebita, falsa fatturazione ed occultamento di documentazione contabile.
L'accusa era stata mossa da un dirigente Dell'Isola Liri Calcio Srl il quale, dopo la presidenza dei due imprenditori aveva accertato la distrazione a titolo personale di consistenti somme di denaro prelevate direttamente dalle casse della società durante il periodo in cui i due indagati avevano gestito la medesima.
Inoltre secondo le accuse la società sarebbe servita per la fatturazione di servizi resi dalle aziende rette dai due imprenditori, così da aver ricevuto a seguito di ciò, consistenti vantaggi fiscali.
Infine, sempre secondo le accuse, i due imprenditori hanno dovuto difendersi dalla contestazione secondo la quale, per impedire l'accertamento delle proprie responsabilità avrebbero occultato e distrutto parte della documentazione contabile relativa all'Isola Liri Calcio Srl.
Gli avvocati Giampiero Vellucci e Riccardo Masecchia difensore dei due imputati hanno dimostrato che i prelevamenti in contanti erano relativi a pagamenti che, sempre in contanti, venivano operati nei confronti dei giocatori che così com'è consuetudine nel calcio dilettantistico di Serie D non avevano un contratto e quindi venivano pagati in contanti.
Pertanto all'accusa di falsa fatturazione è stato evidenziato che, sebbene i due imprenditori avessero ricevuto un vantaggio fiscale, i servizi erano effettivamente resi, così da far cadere l'accusa di falsa fatturazione.
Per quanto riguarda la distruzione ed occultamento della contabilità, i difensori hanno argomentato che trattandosi di una società dilettantistica e non professionistica l'obbligo della tenuta della contabilità erano alquanto contenuto così da doversi limitare alle minime scritture contabili del caso, non sussistendo contratto professionistico tra società e giocatori.
Nonostante la richiesta di condanna a due anni di reclusione avanzata dal pubblico ministero il giudice li ha assolti con la formula:" Perché il fatto non sussiste".
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Bhe (mercoledì, 03 aprile 2019 19:09)
C e lo aspettavamo figuriamoci