La tragedia Urbanistica di Frosinone si sostanzia in una sfrenata corsa edificatoria.
A partire dagli anni ’60 siamo in pieno boom economico.
Si può fare di tutto. Costruire,
acquistare auto, elettrodomestici, ottenere mutui edilizi “venticinquennali” a tasso fisso, andare a Terracina con tutta la famiglia per interi mesi estivi (compresa sdraio, ombrellone, cocomero e bombe calde).
In questo clima di forsennata euforia, all’urbanistica e alla gestione del territorio, non ci pensa nessuno.
La politica cittadina è in mano a tre-quattro famiglie che “se la fanno” per piazza Santa Maria, via del Plebiscito e zone adiacenti.
E che pensano che Frosinone “alta” sia il centro del mondo e che tale debba restare in virtù del gattopardesco adagio del “queta non movere”. Se espansione edilizia ci deve essere, che sia nella parte alta! Detto, fatto.
In via Brighindi, via Fosse Ardeatine, viale Napoli, via America Latina, via Moccia, largo Paleario, Via Lecce, via Firenze…
Sorgono palazzi e condomini su “aree” (si fa così per dire) edificabili che altro non sono se non “sbraconi”, dirupi, terreni scoscesi che si possono acquistare a quattro lire e ottenere quindi un grande vantaggio economico dalla trasformazione edilizia.
A un certo punto si fa avanti
l’idea (nell’immaginario collettivo) che via Lecce e via Firenze rappresentino una sorta di quartiere Parioli frusinate: edifici con cinque o sei piani sottostrada, che affacciano su vie prive di parcheggi, marciapiedi, panchine, alberi… Che roba!
Ma così è.
Centinaia e centinaia di appartamenti vengono dislocati su questi sbraconi, rendendo la circolazione e il traffico cittadino un vero disastro.
E se non basta l’edilizia residenziale, ci si mette pure quella pubblica: scuole in via America Latina, in via Fosse Ardeatine, in largo Diamanti…ce ne fosse una – dico una – con un metro quadrato di parcheggio!
Alle otto di mattina e alle tredici, è uno spettacolo assistere come la adolescenziale gioventù studentesca (con allegati madri, padri, nonni, suv, gipponi, ecc.) riesca a fagocitare, o meglio “incasinare”, il traffico cittadino.
Ma torniamo agli anni sessanta. Mentre l’intellighenzia politica della parte alta della città continua imperterrita ad ignorare la zona bassa e pianeggiante di Frosinone prediligendo quella a quota superiore, comincia a farsi avanti un movimento politico che nel giro di pochi anni sposterà il baricentro economico e urbanistico nella pianura cittadina.
È in arrivo Dante Spaziani e un consistente numero di consiglieri comunali di origine “scaligera” (cioè dello “scalo”, del quartiere Ferrovia) che spariglierà le carte politiche.
Il primo effetto sarà quello di un nuovo sviluppo urbanistico (o meglio una nuova confusione urbanistica) a De Matthaeis, via Marittima, la stazione, Madonna della Neve, ecc. E l’emblema di questo rinascimento edilizio saranno “le mansarde”. Ne parliamo alla prossima occasione.
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Mah!!! (venerdì, 21 dicembre 2018 14:53)
Penso sia veramente un peccato che chi aveva tutta questa lungimiranza (palla di vetro) negli anni di cui si parla non c’era o quelli c’erano non dicevano nulla.
Oggi è facile, oserei dire semplice, fare tutte queste riflessioni su quello che si poteva e doveva prevedere. Con il senno del poi... tutti siamo professori e docenti, ma in quel momento, dopo pochi anni dalla guerra era tutto bello e possibile, figuriamoci se qualcuno pensava al disastro urbanistico di cui si parla nell'articolo.
Tutti volevano una casa e soprattutto la volevano al centro e quindi tutto è stato lecito.
La casa, sì proprio quella cosa per la quale gli italiani si sono sempre indebitati fino al collo, quell’oggetto che è stato il bene rifugio e che custodiva tutti i sogni e le certezze delle nostre famiglie, tutto fino a quando su un certo colle è arrivato re giorgio che ha deciso che da un certo giorno la casa, sì proprio quella, la speranza la banca l’assicurazione di tutta una vita per ogni cittadino non doveva valere più nulla.
Da quel giorno è diventato il bene più tartassato e da colpire in tutti i modi.
Oggi chi ha una casa di proprietà vive con l’incubo che ogni giorno è buono per vedersi applicare una tassa nuova.
A Frosinone, alta e bassa non fa differenza, ma non solo a Frosinone, ci sono più case in vendita che abitanti in giro, tutti vogliono disfarsene e monetizzare.
Si perché che la casa si vede ma la moneta no, quella dsi può occultare e quindi tenerla a costo zero.
Si ma anche per quella sempre il re aveva già pensato a come non farla nascondere.
Tutto tracciato, controllato registrato.
Vuoi comprare le banane? Bene, devi farlo con il bancomat che ha un conto intestato e quindi tutto sotto controllo, nulla sfugge allo stato, tutto come prevedono i migliori dettami che esprimono certi regimi.
Che bel paese... il nostro, dove tutti giocano con il cu.o degli altri.
Maurizio S. (venerdì, 21 dicembre 2018 18:44)
Articolo assolutamente veritiero: una città realizzata a livello urbanistico con i piedi.
Se avessero edificato costruzioni carine tutte a massimo tre piani con gli edifici vecchi nella parte alta, e tutti complessi residenziali e popolari nella parte bassa da Via Maria fino alla Stazione FS passando per tutta Via Aldo Moro e Via Marittima allargando anche un po' le strade questa città oggi avrebbe avuto 80.000 abitanti e sarebbe stata un gioiello.
Marco (venerdì, 21 dicembre 2018 21:48)
Non fu incapacità - mancanza di lungimiranza ma lucido dolo….politici democristiani e socialdemocratici hanno fatto affari con costruttori a dir poco spregiudicati (alcuni ancora campano!) . Tutti hanno poi investito i loro facili guadagni in case a Roma e Terracina, dove il mattone ancora oggi ha un valore, mentre Frosinone diventava una delle cittadine più brutte d'Italia.
Da ex abitante di zona via Firenze, definita nell'articolo il Parioli di Frosinone, posso dire che l'autore dell'articolo ha fatto confusione; non via Firenze ma via del Poggio era considerata la via "top". A via Firenze c'erano dei negozi (Michaela, La Pellicceria, La Casa del Formaggio, D'Ambrogi…) che venivano considerati non alla portata di tutti ma la zona è sempre stata caratterizzata dalla presenza di tutte le classi sociali e noi bambini giocavamo tutti insieme senza neanche percepire un differente status di partenza. E ritengo che questa comunanza ha spinto tanti ragazzi a non sentirsi diversi, a non ghettizzarsi e a raggiungere gli stessi traguardi scolastici di chi proveniva da famiglie più agiate. Poi i nostri politici crearono il Casermone andando a rompere quell'armonia sociale paesana.
Franco (sabato, 22 dicembre 2018 08:48)
Rispondo a Mah!!! che con la sua critica dell'articolo evidenzia ancora una volta il modo ottuso di pensare di tanti cittadini egoisti, pronti a cogliere qualsiasi "opportunità" per non pagare le tasse, approfittandosi dei servizi erogati alla collettività grazie ai cittadini rispettosi della società. Premesso questo il resto delle considerazioni di Mahh!!! si commentano da sole: cazzate.
pier luigi (domenica, 23 dicembre 2018 11:45)
c'era il piano regolatore "Frusino 52" si indaghi dunque e si facciano una volta per sempre i nomi ed i cognomi di quelli che amministravano celando l'approvazione del "Frusino 52" da parte del Ministero dei lavori pubblici.Se non si ha il coraggio di fare i nomi vuol dire che chi ha scritto l'articolo non ha le cosiddette pa.....!E basta con la storia del Casermome
i delinquenti coi colletti bianchi stavano e stanno altrove!
Marco (lunedì, 24 dicembre 2018 22:59)
Rispondo a Pier Luigi per dire, basito, di aver evidenziato come fatto negativo la pianificazione di una zona popolare e non per questo delinquenziale. La Frosinone che ricordo, quella oggetto dell'articolo, nn aveva barriere sociali se nn quelle imposte artificialmente da pochi vanitosi frequentatori del bar Natale.
pier luigi (mercoledì, 26 dicembre 2018 10:38)
rispondo a Marco;è vero quel che scrivi ma questa città è stata ricostruita"secondo gli interessi professionali e personali della fazione politiica"gli indipendenti" ecco il perché del Saccheggio".ti invito a leggere "Il sacco di Frosinone dei gemelli Bartoli e di Carè".