
Gli olivicoltori ciociari rischiano di restare fuori dal mercato.
Il tutto perché il decreto ministeriale che distribuisce i finanziamenti Cee stabilisce regole ferree per le associazioni.
In pratica i
finanziamenti europei arrivano in Italia e, dal Ministero per l’agricoltura, raggiungono le varie associazioni di categoria. Queste supportano i singoli produttori con tutta una serie di servizi gratuiti. Parliamo di assistenza tecnica dal terreno alla pianta, concimazione, potatura e raccolta.
I miglioramenti ed il ripristino di vecchi oliveti con l’assistenza tecnica di agronomi e tecnici professionisti. Insomma tutta una serie di servizi che i singoli produttori non potrebbero permettersi e che in Ciociaria vengono forniti dall’Aspol (Associazione Produttori Olio).
Dove sta il problema? Il decreto ministeriale che stanzia i fondi Cee ha stabilito dei criteri particolari per elargire i finanziamenti comunitari. In pratica le associazioni dovrebbero anche occuparsi della commercializzazione. Questo significa comprare dai singoli produttori e poi rivendere.
Un’organizzazione che attualmente non esiste ma che non sarebbe neppure possibile creare. Si perché, sempre secondo il decreto, per ricevere i finanziamenti si dovrebbe arrivare a fatturare 500 mila euro. Cifra lontana dalle produzioni locali fatte per la maggior parte da piccoli appezzamenti.

“Neanche se tutti i produttori ci dessero il loro olio riusciremmo ad raggiungere questa cifra”. A parlare lo stesso presidente Aspol Antonio Lancia (in foto). Tra l’altro ai produttori neppure converrebbe vendere all’Aspol perché otterrebbero di più con la vendita diretta.
Per ovviare al problema si è tenuto lunedì a Roma un vertice tra i dirigenti di confagricoltura nazionale. La ricetta potrebbe essere quella di chiedere al ministero di cambiare i criteri per elargire il finanziamento. In sostanza di abbassare quei 500 mila euro di fatturato a 300 mila.
“Ma anche così sarà difficile creare una rete per commercializzare il prodotto. – Spiega Lancia – Non abbiamo neppure un centro di stoccaggio”. In ogni caso questa è solo la proposta di Confagricoltura che dovrà poi essere vagliata anche dalle altre organizzazioni agricole ed accettata dal ministero.
Insomma dopo dieci anni di migliorie in cui si è sostenuta e valorizzata la qualità dell'olio, ora, senza finanziamenti, e quindi senza l’apporto dei tecnici esperti, l’Aspol rischia di chiudere i battenti ed i piccoli produttori di restare fuori dal mercato.
Scrivi commento
Oi (mercoledì, 20 settembre 2017 12:44)
È assolutamente normale che succeda in Italia dove tutto funziona per approssimazione