“Incontratevi e chiaritevi col commissario se avete esigenze particolari da manifestare, come in parte avete già fatto”.
Questo, in sintesi, è quanto dispone il Consiglio di Stato con un’ordinanza del 14 luglio 2016.
L'ordinanza risponde alla richiesta che aveva presentato il sindaco in data 26 giugno 2016.
Questi aveva manifestato la necessità di studiare le carte relative alla contorta vicenda della cessione degli impianti. “Per approfondire tutti gli aspetti procedurali legati alla sentenza 2614/2015, sentenza cosiddetta di “ottemperanza”, non è necessaria una proroga di 30 giorni – come richiesto dal neoeletto sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro – ma, è sufficiente incontrarsi e discutere col commissario ad acta e in quella sede chiarire tutti gli aspetti su dubbi procedurali, perplessità inerenti la complessa questione della cessione degli impianti idrici”.
In realtà, l’istanza presentata dal comune era un tentativo di guadagnare un po’ di tempo rispetto alla spada di Damocle della sentenza che fissava in 30 giorni i termini della riconsegna, pena l’arrivo del commissario ad acta (cioè il Prefetto); 30 giorni di proroga sarebbero stati sufficienti per respirare un po’ e attrezzare una linea di difesa.
Da un punto di vista pratico quanto disposto dal Consiglio di Stato cambia poco la sostanza. La sentenza era attesa, ed ha più un valore psicologico negativo sulle aspettative della città che sugli aspetti giuridici, ormai ben delineati. Serviva a tirare il fiato e prepararsi alla “madre di tutte le battaglie” e cioè alla questione “Acqua Campania” ovvero, il problema legato alla convenzione stipulata tra Acqua Campania e regione Lazio nel 1990 in base alla quale dei 2970 l/s immessi nella rete campana (per fronteggiare all’epoca una gravissima crisi idrica), circa 200 venivano “stornati” a Cassino a compensare il sacrificio della città.
Che c’entra Acea Ato5 con tutto questo si chiede il sindaco D’Alessandro e l’intero consiglio comunale che ha votato in tal senso una delibera durissima? Prende gli impianti senza l’acqua? Acea Ato5 non è mai menzionata nell’accordo (né poteva esserlo visto che l’azienda romana subentra solo nel 2003), quindi, in teoria si tratterebbe di una cessione a metà: impianti senza l’acqua, ipotesi discutibile quanto tecnicamente difficile. Si vedrà nei prossimi giorni cosa succederà, ma la battaglia si presenta complicata, con Acea seduta sulle sponde del fiume.
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