Cassino. Per il momento la “battaglia dell’acqua” è chiusa in pareggio.
Ma Acea Ato5 sta asserragliando l’area di rigore avversaria e, tutto fa pensare che, prima o poi, riuscirà ad andare in vantaggio.
Per ora attacca ed il sindaco cerca di parare la mole di palloni che gli fioccano contro. Questo se fosse una partita di calcio; ma se invece ci trovassimo di fronte ad un’opera lirica, la potremmo dividere tre atti.
Atto 1°. I due candidati del ballottaggio del 19 giugno, D’Alessandro per il centrodestra e Petrarcone per il centrosinistra (o almeno la parte maggioritaria) sono entrambi per la non-cessione degli impianti di Cassino ad Acea Ato5, anche se con notevoli differenze tra i due. Il primo, dice che non cederà mai gli impianti perché la città è con lui e che anche se dovesse palesarsi tale ipotesi, non esclude una forma di ribellione civica. Il secondo, utilizzando una nuova legge collegata alla legge di stabilità 2015, afferma che vi sono le condizioni per non cedere – legittimamente – la gestione idrica.
Atto 2°. Ribaltando il pronostico, Carlo Maria D’Alessandro diventa sindaco. Sennonché, nemmeno il tempo di assaporare la vittoria, ecco che bussa alla porta del comune il Prefetto di Frosinone. Questi infatti è stato nominato “commissario ad acta” per adempiere alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato: “gli impianti vanno riconsegnati entro 30 gg dalla pubblicazione della sentenza, pena il subentro – appunto – del Prefetto che a quel punto è in grado di poter usare anche modalità coercitive. Panico in comune, D’Alessandro cerca di guadagnare qualche giorno perché vuole approfondire la questione da un punto di vista tecnico, ma Acea, non vuole concedere nemmeno un attimo: Non gli conviene. Il Prefetto acconsente ad una breve pausa, ma il tempo stringe.
Come andrà a finire? Bisognerà attendere il terzo atto. Per ora, si possono solo fare delle ipotesi. Quali gli scenari? Il primo, D’Alessandro firma un’ordinanza con cui, ritenendo la gestione idrica patrimonio fondamentale della città, rifiuta la cessione, mettendosi in tal modo fuori legge e rischiando anche sul piano personale. Secondo. Il sindaco addossa tutta colpa ai suoi predecessori e, si “vede costretto” a intavolare un negoziato col gestore che, magari allungando un po’ i tempi, prenderà possesso di quanto la legge prevede. La terza, più problematica. Il sindaco, citando le nuove norme previste in Finanziaria 2015 e la nuova legge regionale sui bacini idrici in via di approvazione, avvia un difficile percorso di sganciamento da Acea. Ma sarà possibile?
Davide Della Rosa
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Salvatore S. (lunedì, 04 luglio 2016 16:11)
Ma il popolo italiano non ha espresso il proprio giudizio in un referendum che l'acqua deve essere gestita da enti pubblici e non privatizzata.Allora io mi chiedo perché Ato 5 è ancora nel nostro territorio ad accaparrarsi comuni, ricorsi al TAR ,cassazione e quant'altro?